OTRANTO

Otranto è il punto più ad est dello stivale, la città dei Martiri, un ponte tra Occidente ed Oriente, un luogo ricco di arte e cultura, intriso di storia.

E’ un città fortificata, il cui borgo antico è racchiuso dalle mura difensive, che consentono l’accesso al proprio interno tramite la Porta Alfonsina.

La posizione geografica ha da sempre rappresentato un’opportunità ma anche una minaccia per Otranto ed i suoi abitanti: nel corso dei secoli fu conquistata dai Longobardi, dai Bizantini, dagli Angioini, dagli Aragonesi e dai Turchi, per poi finire sotto il regno di Venezia ed anche nelle mani dei francesi ed inevitabilmente la città ha conservato i segni di questi passaggi, come si evince dai tesori artistici, dalla cultura, dalle opere architettoniche che sono giunte ai giorni nostri.

Una di queste testimonianze è senza dubbio l’imponente Castello Aragonese, fatto costruire tra il 1485 ed il 1498 da Fernando I d’Aragona, oggi splendido teatro per mostre ed avvenimenti culturali.

Dalla piazza dove sorge il Castello si dirama lo splendido labirinto di viuzze e vicoli del borgo antico, dove sembra di tornare indietro nel tempo con le piccole case, le scalinate, i cortili, le botteghe artigiane, le atmosfere di una volta. Poco distante dal Castello si trova la Cattedrale di Santa Maria Annunziata, che risale al XI secolo e conserva nella Cappella dei Martiri i resti degli 800 martiri cristiani massacrati dai turchi per non aver rinnegato la propria fede. Altro tesoro custodito nella Cattedrale è il mosaico pavimentale, un vero e proprio capolavoro che raffigura l’Albero della Vita, ritenuto da molti esperti un’enciclopedia del cristianesimo.

Visitando Otranto ci si accorge che ogni angolo riserva una meraviglia: una chiesa, una vista sul mare, un dettaglio unico ed indimenticabile.

 

LECCE

  1. Basilica di Santa Croce

    La Basilica di Santa Croce è una tra le chiese più rilevanti e ammirate di Lecce, ma ha avuto dei natali un po’ travagliati. La prima pietra fu posta nel lontano 1353 ma la sua costruzione si interruppe quasi subito a causa della morte del suo mecenate, Gualtiero Di Brienne.I lavori ripresero solo nel 1549 ad opera dei più importanti architetti salentini dell’epoca: Gabriele Riccardi, Giuseppe Zimbalo e Cesare Penna, appoggiati nell’esecuzione dai maggiori maestri scalpellini e intagliatori della zona di Lecce.

  2. Chiesa di San Matteo

    La Chiesa di San Matteo nacque nel 1667 dai disegni dell’architetto Giovann’ Andrea Larducci e presenta gli elementi architettonici tipici delle chiese del pieno periodo barocco dell’Italia centrale. Il suo accordo plastico composto dall’ordine inferiore convesso e il superiore concavo, infatti, è poco usuale tra i monumenti dell’arte del Salento e di Lecce.

  3. Duomo

    Piazza Duomo comprende una serie di monumenti che si affacciano tutti intorno alla splendida Piazza: la cattedrale del Duomo, i palazzi del Vescovado e del Seminario, il Campanile. A causa dell’insolita posizione laterale del fronte del Duomo rispetto all’unico ingresso alla piazza, è stato sviluppato artisticamente il lato sinistro dell’edificio posto di fronte all’unica entrata nel sagrato, trasformandolo nella veduta principale che accoglie i visitatori. La costruzione originaria del Duomo fu voluta dal Vescovo Formoso nel 1144, circa un secolo dopo, nel 1230, il vescovo Volturio volle eseguire alcuni lavori di ristrutturazione, ma nel 1659-70 fu totalmente ripristinato dal vescovo Pappacoda, che affidò l’incarico a Gustavo Zimbalo, in quegli anni impegnato anche ad edificare lo splendido campanile ivi adiacente. 

  4. Piazza Santo Oronzo

    La piazza più importane di Lecce è oggi il risultato delle stratificazioni che per secoli si sono accumulate producendo un insieme di stili diversi che ormai da sempre convivono insieme. In antichità Piazza Santo Oronzo presentava una diversa planimetria, quando lo spazio dell’Anfiteatro Romano era occultato dalle botteghe ottocentesche. In seguito agli scavi archeologici, il piccolo borgo venne abbattuto per portare alla luce l’antico Anfiteatro. Dal 1656 è stata intitolata al Santo Protettore di Lecce, S. Oronzo dopo la tremenda epidemia di peste abbattutasi sull’intero regno di Napoli.

OTRANTO

  1. Otranto

    Affondare la propria origine – non necessariamente connessa alla nascita – in terra d’Otranto è destinarsi un reale-immaginario. E lì, appunto, nel primo dì di un settembre io fui nato. Otranto. Da sempre magnifico, religiosissimo bordello, casa di cultura tollerante confluenze islamiche, ebraiche, arabe, turche, cattoliche. Ne è testimone la stupenda cattedrale. Il suo favoloso mosaico figurante l’”albero della vita”, dell’anno 1100. »

    Carmelo Bene
  2. Castello di Otranto

    Il Castello, nella sua configurazione iniziale, di fine ‘400, si presentava a forma di quadrilatero (trapezio rettangolo) , con ai vertici quattro Rondelle (torri circolari), con quella rivolta verso il mare in posizione più sporgente, come spesso rappresentato nei trattati da Francesco di Giorgio Martini. La configurazione che oggi osserviamo è frutto di costanti modificazioni, che interessarono la fortezza per tutto il ‘500, imposte dalla continua evoluzione e perfezionamento delle armi da fuoco. E’ delimitato su tutti i lati da un profondo fossato che viene superato all’ingresso con un ponte, oggi con arco in pietra e calpestio in legno, probabilmente in origine di tipo levatoio. Un corridoio stretto immette direttamente nell’atrio del piano terra. Attraversandolo si nota l’ispessimento della facciata realizzato agli inizi del ‘500.

GALLIPOLI

  1. Gallipoli

    « …in ora vero Senonum, Callipolis, quae nunc est Anxa… »

    (Citazione nella Naturalis historia)

    L’interpretazione di questa citazione è stata oggetto di numerosi studi: Giovanni Arduino vuole che si legga in ora senum Callipolis, poiché i Senoni giunsero a Roma e difficilmente nella zona meridionale d’Italia. Assunsero atteggiamento analogo altri storici come Antonio de Ferrariis, Filippo Cluverio. Nell’opera di Bartolomeo Ravenna Memorie istoriche della città di Gallipoli, si parla di un anonimo milanese il quale preferisce leggere la proposizione pliniana come in ora sinus Callipolis a differenza di Cluverio in ora Salentinorum Callipolis, ossia Gallipoli nel golfo dei Salentini. Molto probabilmente quel senonum presente nella Naturalis historia è stato un errore dei copisti o una abbreviazione dello scrittore stesso per indicare il Salento. Vi furono però storici come Polibio, che appoggiarono la tesi di Plinio ammettendo che veramente i Senoni approdarono alle spiagge di Gallipoli. Appiano di Alessandria scrisse che la perla dello ionio era in passato abitata

    dai greci e dai Galli senoni, una popolazione celtica.

ALBEROBELLO

  1. I Trulli storia

    La nascita dei primi trulli risale all’epoca preistorica. Già in questo periodo, infatti, erano presenti nella Valle d’Itria degli insediamenti e iniziarono a diffondersi i tholos, tipiche costruzioni a volta usate per seppellire i defunti.

    Tuttavia i trulli più antichi che troviamo oggi ad Alberobello risalgono al XIV secolo: fu in quel periodo che ciò che appariva, ormai, come una terra disabitata venne assegnata al primo Conte di Conversano da Roberto d’Angiò, principe di Taranto e poi re di Napoli dal 1309 al 1343. L’appezzamento di terra costituiva il premio del nobile rampollo angioino per i servigi resi durante le Crociate.
    La zona venne quindi popolata di nuovo, spostando interi insediamenti dai feudi vicini come quello di Noci.
    Secondo alcune ricerche, tuttavia, già verso l’anno Mille sorsero degli insediamenti rurali da entrambe le parti del fiume che adesso scorre sotterraneo. Le abitazioni a poco a poco si accorparono fino a formare dei veri e propri villaggi, in seguito soprannominati Aja Piccola e Monti.

  2. Trulli costruzione

    La costruzione a secco, senza malta, dei trulli, venne imposta ai nuovi coloni di modo che le loro abitazioni potessero essere smantellate in fretta: un metodo efficace per evitare le tasse sui nuovi insediamenti imposte dal Regno di Napoli e di certo anche buon deterrente per i proprietari riottosi. La maggior parte degli storici tuttavia concorda che questa tecnica edilizia fosse dovuta, innanzitutto, alle condizioni geografiche del luogo, che abbondava della pietra calcarea utilizzata nelle costruzioni.

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